Escursione Becca Torchè – Issime, Val di Gressoney

Ad Issime ci sono tre “importanti” punte: il Mont Nery, la Becca di Vlu e la Becca Torchè, più o meno in ordine di difficoltà. Il Mont Nery (3.071 m.) è veramente una montagna bruttissima e sarebbe meglio definirla un cumulo di pietre male assestate per rendere maggiormente l’idea, con una traversata terminale insidiosissima tutta su sfasciumi instabili ed esposta su baratri poco raccomandabili. La Becca di Vlu (3.032 m.) rende maggiormente giustizia a chi pretende una certa estetica da una vetta. Tre belle creste aeree, un diedro spettacolare incastonato nella parete SO ed una serie di passaggi delicati per raggiungerne la cima con un pizzico di arrampicata facile. La Becca Torchè (3.016 m.), gemella che si erge al fianco sinistro della Vlu, rappresenta un compromesso tra le prime due, senza presentare però alcuna difficoltà di salita, fatto salvo il trovar la strada.

Ciò che è in comune tra le tre punte è l’eterno peregrinare prima di metterci le mani sopra. Il Mont Nery è una salita chilometrica e chi conosce il perduto vallone di Stolen non può certo dissentire da questa mia affermazione. Le due Dame di Challant, poste al culmine dello spartiacque tra la Valbona (San Grato, Issime), il vallone di Tollegnaz e di Dondeuil appartenenti all’attigua Val d’Ayas, non sono da meno, anche se è più breve il percorso per raggiungerle. Una straordinaria posizione le avvantaggia leggermente, rispetto al Mont Nery, per sbirciare sul Canavese, mentre tutte e tre godono di un discreto panorama sul Monte Rosa ed il Cervino, qualche chilometro più a nord. Per il Mont Nery … magari il prossimo anno vedrò di portare qualche immagine, non foss’altro che la cosa più bella sono le baite dei Hlecht poste ai suoi piedi, vicino alla rampa terminale d’accesso al Col Chasten; quindi rimandiamo il discorso.

Issime, al chilometro 13,5 della S.R. della Val di Gressoney, appena di fronte all’accesso che porta alle Scuole Elementari c’è una strada che sale alle frazioni alte di Issime e che, ad un certo punto, si inselvatichisce terminando presso un cantiere (superare il divieto d’accesso a proprio rischio e pericolo). L’auto si ferma a quota 1.350 circa in località Hubal, ed a piedi si incomincia con l’attraversamento di una gola di detriti e vegetazione fino a raggiungere una croce in ferro sul comodo sterrato. Proprio di fronte alla croce un muro di sostegno fa da supporto al sentiero che segue il crinale della gola: abbandonare lo sterrato per risalirlo. Mezz’ora ripida porta a San Grato (1.667 m.), ex metropoli della pastorizia. L’evidente sentiero diventa facile e scorre in falsopiano sulla sinistra orografica del torrente Valbona, molto profondo e distante. Una piacevole e veloce incursione porta fino ai piedi della Madonna della Neve (Muhnes per la topografia).

La differenza tra un issimese ed un forestiero è che l’indigeno non raggiunge i Muhnes, ma taglia dal pianoro della Mongiovetta, lungo tracce di sentiero, dopo aver sfruttato le due sorgenti di tale pianoro per il rifornimento. Superato il pianoro-palude, taglia in diagonale verso sinistra il pendio erboso mirando l’albero più grosso all’inizio del bosco raggiungendo così il sentiero. Comunque è già un miracolo raggiungere la Mongiovetta … gli arbusti si sono mangiati il sentiero per arrivarci.

La mulattiera più evidente traccia invece la salita ai Munes per attraversare il loro pianoro parallelamente alla cresta che dal Col Dondeuil porta alla Torchè, che finalmente incomincia a vedersi. In un evidente canalone c’è il sentiero che conduce all’Alpe di Vlu superiore (2.363 m.). Una terza via, per chi arriva dal Col Dondeuil, è seguire da vicino lo spartiacque con la Val d’Ayas per arrivare all’Alpe Betti e da qui raggiungere l’Alpe di Vlu superiore.

Mentre il forestiero sta seguendo i “sentieri ufficiali”, l’issimese ha raggiunto l’Alpe di Vlu Inferiore (2.215 m.), o quel che ne resta, per arrivare in breve tempo alla Superiore. Ora che tutti si sono riuniti possiamo salire il tratto in comune. Proprio ai piedi dell’ipotetica scissione in due di questo sottovallone, dove nasce la cresta Sud della Vlu (nei paraggi si trova l’ultimo rifornimento d’acqua possibile), il sentiero sale ripido fino a raggiungere una ben visibile roccia grigio-nera ai piedi della quale un manufatto sostiene una delle ultime tracce di sentiero. Sopra questa evidente roccia un pendio erboso, sempre più ripido man mano che ci si avvicini alla cresta, tende a stringersi tra la cresta stessa e le rocce della Torchè. Logico ed evidente appare rimontare tale pendio per servirsi della cresta SO per giungere in vetta. Mezz’ora di facile cresta ed è fatta. L’arrivo in punta è terrificante se si va subito a sbirciare il dirupo delimitato dall’uscita strapiombante della parete Nord. Sono quasi 400 metri di vuoto, prima di vedere i nevai sottostanti.

Il tempo di gustarsi un superbo panorama, tempo permettendo, ed è ora di scendere. Il consiglio che posso dare è tenersi a metà della costa erbosa: è il modo per non trovarsi in cima alla famosa roccia striata grigio-nera, che costringe ad una noiosa risalita su erba scivolosa per ritrovare le tracce di sentiero. E’ importante, per chi proviene dal Col Dondeuil e deve rientrare in Val d’Ayas, prendersi dei riferimenti, perchè in caso di nebbia è molto più facile trovarsi a scendere dritti sulla Mongiovetta o ai Munes dall’Alpe di Vlu, piuttosto che indovinare la traversata ai Betti. Male che vada sono altri 330 metri di dislivello per risalire dai Munes al Dondeuil.

Info per la Becca Torchè

Altitudine: 3.016 m.
Quota partenza: 1.350 m.
Dislivello totale: 1.666 m.
Località di Partenza: Issime, strada per San Grato – Val di Gressoney
Tempo salita: 4 ore e 30 min. / 5 ore
Difficoltà escursionistiche: EE
Esposizione: E + S
Mappa: IGC foglio 9, Ivrea Biella e Bassa Valle d’Aosta, scala 1:50.000

Accesso automobilistico

Autostrada: uscita casello PONT SAINT MARTIN.

Da Pont Saint Martin imboccare la Strada Regionale della Valle di Gressoney. Giunti al capoluogo di Issime, oltrepassarlo per poche centinaia di metri. In corrispondenza delle Scuole Materne ed Elementari, svoltare a sinistra. Una piccola strada asfaltata porta fino a quota 1.350 m. circa. Nei pressi della chiesetta della Grotta c’è un divieto di accesso: è posto a scopo cautelativo. Chi oltrepassa tale limite lo fa a proprio rischio e pericolo. E’ difficile definire con esattezza il punto ove fermarsi, perchè la strada è in continua costruzione. In ogni caso ci sono due modi per arrivare alla chiesa di San Grado: il sentiero per S. Margherita, che parte un po’ più in basso, oppure ove termina l’asfalto. Con difficoltà si ritrova la vecchia mulattiera che parte dal paese e transita esattamente al centro del vallone. Da San Grato in avanti il sentiero è unico.

Itinerario difficile da descrivere all’inizio!